Ombelichi Tenui

un atto di sparizione

di e con Filippo Porro e Simone Zambelli
Scene e costumi Silvia Dezulian
Suono Isacco Venturini
Luci Gianni Staropoli
Consulenza scientifica Cristina Vargas, Marina Sozzi
Consulenza drammaturgica Gaia Clotilde Chernetich
Produzione AZIONI fuori POSTO
Co-produzione Armunia/Festival Inequilibrio, Balletto Civile, C&C Company
Con il sostegno di KommTanz_PassoNord, progetto residenze Compagnia Abbondanza/Bertoni e Lavanderia A Vapore/Centro di Residenza per la danza di Collegno (TO).

vincitore Bando AiR 2021, Artisti in Residenza Lavanderia A Vapore di Collegno (TO)
vincitore Call Supernova 2022 di Pergine Festival

Un viaggio inizia sempre da un abbandono.
Chi resta, chi va?
Guarda là.
Due figure passeggiano sotto la pioggia,
compagne di sventura. Dico. Chiedo.
Dove sono dirette? Chi aspettano?
Ombre
A ritmo di fanfare passeggiano insieme,
si accompagnano fino all’ultimo respiro.
Prima di rimanere senza fiato,
ombelichi tenui.

Due corpi si preparano per affrontare un viaggio. Si incontrano, si accompagnano, si riconoscono, per poi perdersi l’uno nell’altro, fino a separarsi definitivamente. Un viaggio reale ma anche no, forse un viaggio che non si sposta mai, che resta sempre nello stesso luogo, che accade e non accade, tanto da entrare in un altrove. Un aldilà dove non approdano eroi antichi ma due comparse spaesate intente a dirsi addio in una immaginaria anticamera della morte.

Incontro, Scontro, Accompagnamento, Riconoscimento, Abbandono sono le fasi che scandiscono le pratiche fisiche dei due performer e della loro relazione. Dalla camminata alla danza, Ombelichi Tenui è un’orazione senza volume in cui i corpi si trasportano ai confini della loro identità; è la storia di due volti diversi che hanno iniziato ad assomigliarsi; è un rito laico di passaggio per salutare qualcuno o qualcosa che se n’è andato, un’amicizia, un amore o una vita.

Da un’esplorazione del tema dell’accompagnamento, ci siamo interrogati sui corpi che si allontanano e si avvicinano, si sostengono e si lasciano andare, si riuniscono e si separano fino alla fine. La morte, che non era all’inizio il focus del progetto, è arrivata come componente inevitabile, come dato di realtà che in qualche modo condiziona ogni riflessione sui corpi che si accompagnano durante e oltre la vita. Al centro della nostra riflessione sono affiorate le tematiche dell’impossibilità di essere fisicamente accanto a chi si avvicina ad una fine, dell’incomunicabilità della sofferenza e del tabù della morte che a lungo ha condizionato la nostra società e di cui ancora oggi sentiamo il peso a molti livelli. Da qui la necessità di studiare insieme a due antropologhe esperte di fine vita e tentare di creare un nuovo rituale, laico, artistico, danzato, con l’augurio che possa realmente sostenere il peso di una perdita, non per forza legata alla vita.

Yuku ware ni
Todomaru nare ni
Aki futatsu.

Nel mio andarmene,
nel tuo restare –
due autunni.

Shiki (1867-1902)